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Gli inizi

Gli studi di archeoastronomia mettono in evidenza che l'uomo osservava gli astri e ne studiava i movimenti fin da un antico passato. Per migliaia di anni solo le condizioni atmosferiche hanno limitato questo suo guardare il cielo. Nell'evo moderno, con il crescere delle concentrazioni abitative e con lo sviluppo dell'illuminazione pubblica, si è manifestato qualche primo piccolo segno dell'interferenza di questa nell'osservazione del cielo. Pare che uno dei primi a segnalarla sia stato il celebre astronomo inglese sir John Herschel (1792-1871). Tra gli altri possiamo citare l'astronomo e divulgatore francese Amedee Guillemin, che già nel 1866 faceva rilevare nei suoi libri che nei grossi centri urbani le stelle più deboli erano offuscate dall'illuminazione delle case e delle strade (Guillemin 1866), ed il londinese John A. Oliver, il quale nel 1888 lamentava che nelle città ove era in uso l'illuminazione elettrica, le parti meno luminose della luce zodiacale non erano più visibili tanto che il suo collega Searle di Boston non era più in grado di osservarla in modo soddisfacente. Ai primi del '900 anche il celebre astronomo padovano A. Antoniazzi lamentava una "difficolta inaspettata" nelle sue osservazioni a causa dell'umidità e della polvere delle strade illuminate dai fanali della città.

In passato, la tendenza a cercare nuovi siti per i nuovi osservatori astronomici, ove vi fossero condizioni climatiche migliori e cielo più buio, ha fatto trascurare per molti anni la divulgazione del problema e l'impegno a spingere il progresso dell'illuminazione nella direzione di una sempre minore dispersione di luce. Solo quando ci si è accorti che i luoghi della terra che restavano adatti all'osservazione erano pochi e fortemente minacciati, e che tutti gli altri osservatori erano fortemente limitati nelle loro possibilità di osservazione, si cominciò a sviluppare un concreto impegno nella lotta all'inquinamento luminoso. Quando, negli anni '60 l'inquinamento luminosoò a crescere precipitosamente con la popolazione, solo la città di Flagstaff aveva già promulgato (1958) un'ordinanza per il controllo della illuminazione esterna. La questione dell'inquinamento luminoso cominciò quindi a preoccupare gli astronomi.

Alla metà degli anni '60, l'astronomo Merle Walker iniziò un primo studio sullo stato del cielo in California durato ben due anni e pubblicato nel 1970 (Walker 1970). È da allora che gli astronomi iniziarono a muoversi attivamente in questo campo.

Nel dicembre 1971 lo Steward Observatory, il Kitt Peack National Observatory (KPNO) e lo Smithsonian Astrophysical Observatory (SAO) pubblicarono un libretto che descriveva il problema dell'inquinamento luminoso e proponeva un ordinanza per limitarlo. Il sottotitolo era Una Guida per l'uomo d'affari e per il pubblico. L'ordinanza proposta fu approvata nella Contea di Pima, a Tucson e a Cocomino. L'anno successivo la legislazione dell'Arizona diede la facoltà alle sue contee e alle sue città di adottare ordinanze di questo tipo (ARS vol 3 tit 9 e 11). Da allora poco alla volta anche altre Contee e città emisero simili ordinanze. Con uno studio eseguito nel 1975, Hoag (1976) mise in luce che per effetto di queste ordinanze la crescita dell'inquinamento luminosoKitt Peak National Observatory si era quasi arrestata. Negli anni successivi lo stesso stato dell'Arizona promulgò un'apposita legge (HB 2347 ACT 236). Alla fine dell'anno 1990 erano 33 le città e 16 le Contee dell'Arizona ove erano state promulgate ordinanze per la limitazione dell'inquinamento luminoso.

Come abbiamo visto, l'interesse per l'inquinamento luminoso, compreso il suo aspetto di risparmio energetico, cominciò a diffondersi agli inizi degli anni '70. Negli stessi anni la Grossman Publishers di New York pubblicò un manuale intitolato A public citizen's action manual ove spiegava al pubblico come lo schermare le luci fà risparmiare le risorse naturali e salva denaro del contribuente. Nel 1973, Merle Walker pubblicò una più vasta ricerca sull'inquinamento luminoso in Arizona e in California, due regioni dove sono situati grossi osservatori quali quelli di Kitt Peak, Mount Hopkins, Mount Lemmon, il Lowell, il Perkins-Lowell, l'USNO, Mount Palomar, Mount Wilson, il sito di Junipero Serra Peak, ove all'epoca si pensava di installare altri grossi strumenti, e molti altri. È proprio facendo questo studio che Walker  ricava la famosa legge empirica sulla dipendenza della brillanza[*] del cielo dalla distanza della città che la produce, che oggi porta il suo nome.

Anche in Italia gli astronomi erano al lavoro. Tre astronomi della specola vaticana, Bertiau, de Graeve e Treanor, negli stessi anni, stavano cercando di determinare con le loro misure la dipendenza della brillanza del cielo dalla distanza della città che la produce, allo scopo di potere poi costruire un modello della brillanza del cielo allo zenith nelle varie località del nostro paese. Lo scopo finale dei tre astronomi era quello di determinare quale fosse il miglior sito per un telescopio nazionale. Treanor  propose una celebre espressione teorica che bene interpretava quanto essi avevano osservato sperimentalmente. All'epoca in Italia, ad Asiago, sede dell'Osservatorio Astrofisico dell'Università di Padova, esisteva già da alcuni anni (1964) un ordinanza per il controllo dell'illuminazione esterna notturna.

Nella Assemblea Generale di Sidney del 1973, la International Astronomical Uniondi creare una apposita Commissione (Commissione 50: Identificazione e protezione dei siti osservativi esistenti e potenziali) con il compito di raccogliere e diffondere le informazioni riguardanti le misure di protezione dei siti da prendere in considerazione o che fossero state già adottate, raccomandare tipi di azioni protettive da intraprendere e appoggiare misure di protezione per siti specifici (v. Walker 1976). Nel 1976 la Commissione pubblicò un Rapporto sulla situazione, in base al quale l'Assemblea Generale successiva adottò una fondamentale risoluzione in cui, notando con allarme il problema, richiedeva con urgenza alle autorità di proteggere gli osservatori da questa interferenza.

Sulla base della risoluzione dell'International Astronomical Unionegrazie all'attività della Commissione 50, la Commission Internationale de l'Eclairage, l'organismo internazionale che si occupa di fissare le raccomandazioni in campo illuminotecnico, pubblicò nel giugno 1978 una dichiarazione sulla necessità di proteggere gli osservatori astronomici, limitatamente però a pochi siti particolari e non a quelli ove le condizioni del cielo fossero già deteriorate. Iniziò così  una collaborazione tra la International Astronomical Unioneil Comitato tecnico TC-4.6 (Road Lighting) della Commission Internationale de l'Eclairage, che poi diede luogo alla costituzione del Comitato Tecnico TC-4.21, che si occupa specificatamente dell' Interferenza della luce sulle Osservazioni Astronomiche, e a quella del TC-5.12 (Light Trespass), che si occupa del disturbo prodotto dalla dispersione di luce.

Negli anni seguenti l'International Astronomical Unionò ulteriormente i suoi rapporti con la Commission Internationale de l'EclairageFinch et al.1979), fissò con una serie di raccomandazioni (Smith 1979) i valori massimi della luminosità del cielo che si potevano accettare e adottò una seconda più pressante raccomandazione.

Se gli astronomi si davano da fare, gli astrofili non rimasero a guardare. Nella assemblea regionale del Middle East della Astronomical League, la federazione americana dei Club di Astrofili, il 18 maggio 1974 gli astrofili decisero di entrare in campo e stabilirono un loro piano di battaglia con l'obiettivo di un provvedimento del governo (Betz 1974). In Canada, nel frattempo, anche il centro di Toronto della Royal Astronomical Society of Canada diede il via ad uno Sky Brightness Programme che aveva come obiettivo la misura della brillanza del cielo nella zona del lago Ontario e lo studio dell'andamento futuro (v. le relazioni di Berry (1976) e Pike (1976)) . Durante questo studio, fotometrico e visuale, Berry propose un'altra versione della legge brillanza-distanza.


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Pierantonio Cinzano
3/12/1998